lunedì 13 gennaio 2014

Per riflettere, per dibattere: scarse occasioni di confronto

Le maestre Giovanna e Gisella inviano questi spunti di riflessione , noi speriamo che in merito possa aprirsi un dibattito. Vi invitiamo a partecipare commentando. Grazie.

Riprendiamo dalla narrazione di Paola Massaro (che trovate qui) le ultime righe perché raccontano di un disagio che negli ultimi anni ha condizionato e condiziona le relazioni tra colleghe all’interno della scuola:

 “Stare con le altre maestre delle classi in cui lavoro, confrontarmi ogni giorno o ogni settimana era per questo salutare. Con i cambiamenti degli ultimi anni, questa possibilità di riflessione e interrogazione mi è resa sempre più difficile nella quotidianità. La ricerco altrove, come accade qui con voi, fra noi.”
 
Abbiamo purtroppo assistito a una continua erosione dei tempi e degli spazi destinati alla progettazione, alla riflessione, allo scambio e al confronto tra docenti; le riforme e i pesanti tagli subiti dalla scuola elementare hanno falcidiato il tempo pieno originando una serie di orari ibridi (spezzatini) all’interno dei quali le maestre non hanno più l’occasione di lavorare gomito a gomito.
Lavorare gomito a gomito, come nelle compresenze, non è uno spreco ma un’opportunità fondamentale di conoscere e conoscersi e quindi di crescita culturale, professionale e relazionale.

Che questo sia un malessere diffuso è testimoniato dai racconti spontanei di molte maestre allo sbaraglio: 

 "Per la povera scuola pubblica diventata solo occasione di risparmio dissennato, per le idee che si confondono, per i diritti dimenticati, per noi che ci richiudiamo in noi stessi e ci guardiamo lontani e diffidenti. Perché non c’è più tempo per il confronto... ma dove sarà mai andato tutto il tempo?"

 Da “Il paese sbagliato” di Laura Lupo, pag 341

  "Avverto, ora, la mancanza di solidarietà, di aggregazione; non si ha quasi tempo per un saluto. Frenetici, simultanei e vorticosi sono il cambio docente o il cambio classe. Al termine della lezione si lascia una breve consegna scritta alla collega che ci sostituisce nell’ora successiva per avvertirla di cose, sempre importanti, inerenti agli alunni. Alunni che,  soprattutto nel primo ciclo, chiedono: “Chi c’è dopo? Fino a quando?”.  Ritengo che soprattutto i bambini piccoli, abbiano bisogno di tempi adatti alla loro capacità d’attenzione, ai loro ritmi e che spesso forniamo troppi concetti, di cui pochi sono trattenuti, rischiando di ottenere una scuola a tempo vuoto.
Mancano le compresenze in cui il lavoro era predisposto dalle insegnanti di classe o di team, promuovendo un vero processo formativo, secondo le varie esigenze degli alunni."

Da “Scuola a tempo vuoto” di Maria Cristina Vella, pag 208
 
"La cosa più bella della scuola: la collaborazione, lo scambio coi colleghi… Credo che sia questo che da alcuni anni manca ormai nella scuola soprattutto con le insegnanti più giovani, ma anche con tante altre colleghe, il confronto, lo scambio giornaliero di un consiglio, una mano da chiedere all’altro, ma soprattutto l’umiltà di accettare un consiglio, un’indicazione per poter affrontare più serenamente un lavoro che da alcuni anni è diventato sempre più difficile." 

Da “La cosa più bella della scuola", di Rita Masseroni, pag 314

"Lì, in mio soccorso, dovevano esserci le colleghe che, nelle ore di compresenza (per me importantissime e indispensabili ….). Con il loro esempio e il loro modo di agire, diventavano per me un modello da seguire.
INSIEME siamo riuscite ad arginare diverse situazioni problematiche e solo così, finalmente, anch’io mi sono sentita parte del TEAM."

Da “In buona compagnia!” di Margherita Quaglia, pag 310
 
Questi sono solo alcuni “assaggi” presenti nel nostro libro, ma siamo sicure che su questo argomento si possano aggiungere nuove e numerose  voci che saremo felici di ospitare qui sul nostro blog. 

                                                                            Giovanna e Gisella
 

2 commenti:

Francesca ha detto...

Nel primo anno di ruolo le compresenze sono state indispensabili per me. Cercavo di assorbire il più possibile dalle mie colleghe veterane, le osservavo con attenzione e interesse e da loro ho imparato tanto. Nel corso degli anni ho sempre considerato le ore di compresenza occasioni importanti di confronto e lavoro produttivo con i bambini e le bambine. Con la collega si stabilivano piani di lavoro stimolanti e adatti alla classe, che a volte veniva divisa in gruppi. Oggi tutto ciò, purtroppo, è impensabile. Le richieste esterne continuano ad aumentare, ma le risorse interne e i momenti per intervenire sono drasticamente diminuiti. O spariti.

maestra anna ha detto...

A quanto pubblicato nel blog e attualmente in primo piano, mi sento di aggiungere che chi lavora nella scuola ha a che fare con dei bambini, con personalità in formazione e che quindi molto, se non tutto, si basa sulla relazione.
La relazione sta alla base dei rapporti interpersonali, pone le fondamenta del vivere collettivo, crea le motivazioni all’apprendere e anche quelle alla fatica nell’imparare.
Senza relazioni si assiste alla frammentarietà delle proposte disciplinari, allo sgretolarsi dell’affettività che è un aspetto importante nelle relazioni e che stimola comportamenti costruttivi.
Quindi: come si può pensare di lavorare con i bambini senza momenti di interdisciplinarietà per quanto concerne gli argomenti affrontati e di interscambio e confronto almeno fra colleghe che agiscono sul medesimo gruppo di alunni?
La rigidità è sovente nemica del buonsenso e del buon andamento delle cose. Le maestre che entrano ed escono a ore precise, che hanno un tempo misurato per affrontare il LORO programma, difficilmente riusciranno ad avere una visione complessiva della classe e del bambino singolo in particolare. I bambini, soprattutto quelli della scuola Primaria, necessitano di tempi variabili per tutto: per l’apprendimento, ma non solo, anche per sviluppare interessi e curiosità, per impostare il proprio modo di ragionare e di porsi davanti alle varie proposte educative, per sviluppare armonicamente la propria personalità ... sempre che alla Scuola importi di formare persone e cittadini consapevoli e responsabili.