sabato 8 aprile 2017

Contributo di Giovanna Cosentino

Buongiorno, sono Giovanna.

L'anno in corso é il mio secondo da maestra di scuola dell'infanzia. Arrivo da 16 anni di lavoro come educatrice professionale in servizi rivolti a minori, adulti e famiglie. Vorrei condividere alcune riflessioni che ho fatto durante lo scorso anno per il percorso "dell'anno di prova", sono stralci del bilancio delle competenze iniziale e finale su alcune delle areedi riflessione proposte. Premetto che è stato un anno molto intenso: oltre ad essere alla mia prima esperienza da maestra, ho lavorato in una scuola di neo immissione statale, con le conseguenti difficoltà organizzative, in una sezione molto densa di differenze e complessità, con l'avvicendamento di varie supplenti, mancando la collega titolare. Nelle mie riflessioni emerge un forte vissuto di solitudine e la stridente differenza tra le modalità operative sperimentate da educatore e quanto ho incontrato nella scuola.

Quest'anno l'ambiente è più strutturato e lavoro con minore difficoltà, ma vorrei riuscire a mantenere e incentivare la mia abitudine alla riflessione sul lavoro nella sua complessità: la relazione con i bambini, le scelte educative e didattiche, i rapporti con le colleghe, con le famiglie e il territorio, il confronto e l'arricchimento reciproco: gli ingredienoi del nostro faticoso, ma costantemente arricchente, lavoro.

Lavorare in gruppo tra insegnanti

Iniziale:

Da sempre il mio lavoro (da educatore) si caratterizza per un’operatività spesso individualizzata a fronte di spazi di riflessione e confronto collettivo, anche attraverso uno scambio con figure professionali diverse e complementari. Questa mia prima esperienza di insegnamento mi sta facendo sentire la mancanza della dignità data dai contesti di lavoro educativi extrascolastici agli spazi di riflessione: a scuola sono sovente ridotti a scambi rapidi e occasionali, spesso maggiormente centrati sugli aspetti operativi a scapito di quelli pedagogici. Ritengo di avere buone capacità di lavoro in equipe: mi piace confrontarmi, cercare di integrare sguardi diversi, ascoltare le osservazioni e le ipotesi operative di altre colleghe, individuare e perseguire obiettivi e modalità condivise, partecipare e progettazioni corali; ritengo inoltre di avere buone capacità nel sollecitare, fare sintesi e organizzare l’operatività che ne segue. Non mi sento pronta a proporre strategie utili all’intero contesto scolastico, non avendo sufficienti esperienze in merito, ma sento di stare partecipando attivamente alla costruzione di una gestione “in progress” della quotidianità con uno sguardo proiettato nel futuro. Sto cercando di mantenere alcune delle modalità operative per me preziose nel lavoro educativo: il confronto con altre figure professionali interne ed esterne alla scuola, il confronto e dialogo tra colleghi, la co-progettazione e la reciproca valutazione in merito all’andamento dei vari interventi. Purtroppo non sto avendo la possibilità di farlo con la collega di sezione, poco presente per problemi di salute, che ritengo essere la figura di riferimento e confronto maggiormente assiduo e significativo per la costruzione di un contesto di crescita intenzionalmente fondato. Sto cercando quindi con l’insegnante di sostegno della sezione e nel gruppo allargato delle colleghe i riscontri e i confronti di cui sento il bisogno per calibrare e orientare costantemente il mio intervento.

Finale:

Ritengo di avere buone capacità di lavoro in equipe sia con i colleghi che con altre figure professionali: la capacità di leggere le situazioni, di ideare, di esprimere il mio punto di vista e portarlo avanti, ma anche quella di integrare sguardi, idee e ipotesi altrui nel percorso pensato. L'esperienza di quest'anno ha fatto emergere le criticità legate al tema del confronto e del dialogo tra i colleghi: sul piano operativo esso avviene spesso in maniera frettolosa, ma credo che manchino momenti adeguati per un confronto sui principi educativi fondanti l'agire, che ritengo andrebbero condotti grazie a un supporto esterno o almeno alla figura di un mediatore. Credo che sia possibile procedere alla progettazione e alla programmazione delle attività solo dopo aver raggiunto un accordo sui presupposti pedagogici che consentano di codificare un'idea di bambino e di crescita da parte di tutti gli attori in gioco. Credo debba aumentare l'abitudine a trattare queste tematiche, a discutere, a fare e accettare critiche costruttive, funzionali a trovare elementi di convergenza: basi da cui partire per scegliere contenuti e modalità operative. Un confronto costante serve a orientare il proprio agire, un feedback sullo stesso, consente di attivare gli opportuni aggiustamenti. Si potrebbe fare a livello di sezione, di intersezione e di plesso, in base all'organizzazione presente e alle modalità che si scelgono per portare avanti una programmazione condivisa. Questi aspetti sono stati affrontati in maniera altrettanto frettolosa di quelli operativi, affaticando il lavoro e ritrovandosi a ritrattare le medesime problematiche più volte. I momenti di equipe sono vissuti come momenti di ascolto, non di riflessione, esposizione del proprio pensiero o delle proprie difficoltà, in cui passano soprattutto contenuti e informazioni pratiche e si prendono decisioni sul piano operativo. Il dialogo e il confronto vengono rimandati a scambi occasionali e casuali, rapidi e spesso poco efficaci.

Partecipare alla gestione della scuola

Iniziale:

Attualmente la mia priorità professionale è far funzionare in maniera sufficientemente adeguata il gruppo classe nella quotidianità e supportare i bambini nella loro crescita giorno dopo giorno. Sono consapevole che questo non può prescindere dalla collocazione dello stesso in un’organizzazione più ampia, anch’essa in fase di strutturazione in quanto di recente acquisizione statale, di cui doversi prendere cura al fine di sostenerne e orientarne lo sviluppo. A tale scopo mi sto impegnando nel lavoro d’equipe con le altre colleghe della scuola dell’infanzia, nell’immaginare e porre le basi per degli sviluppi futuri, nel costruire e/o consolidare alleanze con le risorse scolastiche, del territorio e con le famiglie. Sto inoltre collaborando alla vita dell’istituto comprensivo, facendo parte di una delle commissioni di lavoro, ma ritengo di dover approfondire maggiormente le dinamiche e i funzionamenti sui vari livelli che ne caratterizzano la vita organizzativa. Mi piacerebbe partecipare in maggior misura ai processi di autovalutazione e agli interventi di miglioramento dell’organizzazione scolastica, continuerò a informarmi e a interagire con i diversi livelli organizzativi per poter ampliare le mie conoscenze in merito, ma ritengo che ogni cosa vada fatta nel momento in cui si hanno capacità ed energie da dedicarvi, che, attualmente, sono focalizzate sulla sperimentazione e la sedimentazione di molti altri aspetti, maggiormente legati all’operatività di sezione e di ordine di scuola.

Finale:

Credo molto nel lavoro di rete e nella necessità di integrare competenze e sguardi per poter leggere le complesse realtà che si creano lavorando con le persone. Inoltre, spinta dal senso di solitudine e disorientamento, provato soprattutto nella prima parte dell'anno scolastico, ho cercato diversi interlocutori, interni ed esterni all'istituto, con i quali confrontarmi e collaborare, così come facevo nel mio precedente lavoro. Ho attivato rapporti con i referenti scolastici del disagio, con la psicologa d'istituto, con i servizi sociali e la neuropsichiatria, con risorse territoriali funzionali alla formazione e al supporto dell'insegnante e delle famiglie. Sul piano più operativo ho attivato una collaborazione con la Biblioteca comunale, concordando delle letture e dei laboratori inerenti al tema del rispetto e del lavorare insieme; e la partecipazione a un progetto rivolto a tutte le scuole che ci ha dato l'opportunità di partecipare a una mostra aperta al pubblico. Tutti questi elementi sono stati per me un importante contenitore di senso e uno specchio in cui leggere i risultati del mio agire quotidiano. Ho partecipato anche a una commissione dell'istituto comprensivo che mi ha dato modo di conoscere e vedere dinamiche più complesse, che riguardano l'intera organizzazione scolastica, a cui ogni insegnante dovrebbe contribuire in maniera attiva. Ritengo che una continuità di servizio nella stessa scuola possa sollecitare una maggiore spinta alla partecipazione e all'investimento nel sistema in senso più ampio.

Informare e coinvolgere i genitori

Iniziale:

Ritengo di avere buone capacità di approccio alle famiglie: cerco costantemente un dialogo e un confronto funzionali alla costruzione di un rapporto di fiducia e all’individuazione di obiettivi e modalità educative condivise. Credo di avere buone capacità di accoglienza delle differenti situazioni che incontro, di analisi delle stesse e di differenziazione negli approcci sulla base delle diverse caratteristiche ed esigenze che emergono via via. Cerco un rispecchiamento costante dei loro vissuti, di quanto i bambini portano a casa dell’esperienza quotidiana a scuola, per poterci riflettere e riorientare modalità e contenuti di intervento.  Sto cercando di rendere più consapevoli e partecipi i genitori anche delle difficoltà operative e dei vincoli che la scuola si trova ad affrontare (risorse economiche e umane limitate), cercandone la condivisione e la collaborazione, ciascuno per quanto e ciò che può. Ritengo di dover migliorare la mia capacità di esplicitare obiettivi, strategie d’intervento e modalità di verifica sull’intero gruppo classe, aspetto che so di saper gestire meglio a livello individuale. Mi piacerebbe acquisire maggiore sicurezza nel rendere comunicabili e spendibili le esperienze che ho vissuto, che vivo e che via via imparo a padroneggiare, per restituirle al gruppo dei genitori e alle famiglie come spunti di riflessione sul proprio agire educativo; mi piacerebbe attivare momenti di confronto funzionali a sostenerli nel loro faticoso compito e anche nel diventare, reciprocamente, potenziale risorsa.

Finale:

Ritengo di avere buone capacità di accoglienza e ascolto delle famiglie, so differenziare le risposte in base alle richieste che vengono poste e alle caratteristiche delle persone con cui mi trovo ad interloquire. In questo mio primo anno il lavoro si è andato strutturando man mano che prendevo padronanza delle situazione, quindi ho cercato di comunicare alle famiglie quanto avveniva in classe e di accogliere quanto loro potevano osservare indirettamente attraverso i loro bambini. Credo di dover continuare a lavorare sulla comunicazione e la condivisione del lavoro in classe, delle motivazioni per cui si compiono determinate scelte pedagogiche-educative, sui contenuti proposti e sulle modalità con le quali si intende affrontarli. Ho cercato di costruire un'alleanza educativa con tutte le famiglie riuscendovi a diversi livelli con la maggior parte delle stesse. Ho cercato di dare e raccogliere indicazioni in merito allo star bene dei loro figli, di collaborare con alcuni familiari per sbloccare situazioni critiche, di condividere successi e fatiche. Anche sul piano concreto ho cercato la disponibilità per riparare o costruire materiali da utilizzare in classe (armadietti, bacheche, cucina, materiali didattici) avendo sempre un buon riscontro. Le colleghe hanno spesso criticato il mio approccio a bambini e famiglie come troppo accogliente e disponibile, troppo vicino, questo mi ha fatto riflettere sulla necessità di ragionare maggiormente su questo aspetto, di calibrare meglio accoglienza e strutturazione, disponibilità e limite, ascolto e indicazioni da fornire nel mio nuovo ruolo.

Grazie per l'opportunità di sentirmi parte di un movimento che pensa! Manteniamo un contatto!

                                                                                                       Giovanna Cosentino

2 commenti:

anna bossi ha detto...

Il tema della solitudine del maestro è importante perché sottolinea l'assoluta necessità del confronto tra docenti e con il territorio per creare un panorama interessante ed edusati o davvero.

anna bossi ha detto...

Educativo !!!