Grazie Rosa.
QUELLA
STREGA DELLA MAESTRA D’ITALIANO
Se ripenso alla mia esperienza di alunna elementare subito rivedo davanti
ai miei occhi la mia maestra di italiano, una maestra molto autoritaria, e per
un istante rivivo quella sensazione di terrore che mai nessun’altro è stato in
grado di suscitare in me. Era una vera strega!
Dava continue punizioni, che molto spesso erano inutili e insensate, e
ogni tanto faceva “volare” qualche schiaffone che lasciava sulla guancia del
mal capitato un evidente segno delle cinque dita della mano della maestra e dei
grandi e pesanti anelli che solitamente indossava.
In realtà, a lei bastava lanciarci uno dei suoi agghiaccianti sguardi per
intimorirci e pietrificarci. Sin dalla prima elementare ci “caricava” di
compiti da svolgere a casa, tanto che ero costretta a svolgere gli esercizi
fino a tarda serata e a volte anche a svegliarmi prestissimo la mattina per
completarli. Ricontrollavo mille volte se avevo svolto tutti e bene gli
esercizi, ma, nonostante ciò, ogni mattina mi recavo a scuola con il panico nel
cuore. Gli esercizi che più spesso assegnava riguardavano la calligrafia, che
doveva essere impeccabile, e la
noiosissima memorizzazione di poesie. Fu proprio uno di questi esercizi di
memorizzazione a segnare inevitabilmente la mia esperienza formativa e, oserei
dire, la mia vita: frequentavo la quarta elementare, quando la maestra dovette
affrontare una tragica situazione, quale la morte di sua sorella, e tornata a
scuola, volle condividere con noi il suo dolore, dettandoci e facendoci
memorizzare una lunghissima e tetra poesia che descriveva molto
dettagliatamente la morte. Per me e i miei compagni, a primo impatto, fu un
vero trauma, ma poi mi dissi: “se la poesia racconta la vita e, quindi, le cose
belle di essa come l’amore, la gioia, perché non può anche raccontare le cose
brutte come il dolore, la morte, la sofferenza?”. Da quest’esperienza sono
rimasta affascinata dalla magia, ma anche dal realismo che può caratterizzare
la poesia.
Rosa Angiulli