sabato 29 marzo 2014

Spazio per scrivere ... ancora ...: CONTRIBUTO N°7

Prof!!! Sono strafelice di pubblicare il tuo contributo, sono stata una tua alunna diplomatasi nel 1994.
Un abbraccio, Francesca.
 
 
Care maestre, cari maestri (che avete gettato il cuore oltre l'ostacolo, anzi oltre lo sbaraglio) nel leggervi mi sono commossa e divertita, soprattutto mi sono rivista.

Io credo proprio di essere l'ultima maestra che ha condotto formalmente le esercitazioni didattiche all'Istituto Magistrale di Novara sia nei suoi corsi tradizionali che in quelli sperimentali. Ho cercato tutte le strade perché la didattica apparisse ai miei giovani allievi come una vera e propria teoria della cultura con radici nella riflessione filosofica e nelle competenze psico- pedagogiche, cercando di dimostrare nel contempo i processi didattici concreti e vivi, sempre in divenire, in quei meravigliosi laboratori che sono state per noi le scuole cittadine, materne ed elementari.

Personalmente ho iniziato la mia attività scolastica a Lumellogno con una classe numerosissima e con alcuni casi problematici alla fine degli anni Sessanta e lì ho cercato di elaborare al meglio gli stimoli che avevo ricevuto dalla frequentazione dell' M.C.E., dall'Università e dallo studio della Montessori che mi aveva molto incuriosito. In quegli anni capitava spesso a Lumellogno un maestro che io  non conoscevo e che insegnava alla Tommaseo del Villaggio Dalmazia. Si chiamava Antonio Bricco. Questo maestro aveva osservato il mio modo di fare scuola e di condurre il gruppo. Dopo qualche tempo decise di contattarmi per mettermi a parte di un suo progetto assolutamente sperimentale e innovativo di "Tempo pieno" al Villaggio, per cui servivano cinque insegnanti da affiancare ai cinque titolari già presenti.

Il Villaggio era un luogo affascinante e difficile, erano presenti tutti i disagi e le tensioni che le prime famiglie di profughi istriani e dalmati avevano portato con sé, cariche com'erano di paure, dolore, nostalgie e speranze. A scuola i bambini apparivano chiusi, sempre un po' tristi o ribelli. Bricco aveva deciso di ribaltare la situazione a partire dalla scuola. E davvero così prese forma un'esperienza educativa speciale, privilegiata.

Non voglio dilungarmi perché per illustrarla seriamente nei metodi e nei contenuti ci vorrebbe un piccolo trattato relativo solo ai primi cinque anni! Riporterò solo un commento del professor Accomazzi, noto matematico e astronomo novarese: "Questa scuola è un fiore all'occhiello per l'intera regione, peccato che sia un modello poco imitabile perché per farla ci vogliono fondi, competenze forti messe in comune e una dilatazione assoluta degli orari di scuola." Vero. Quante serate indimenticabili, protratte sino a tardi, a studiare il cielo stellato con i bambini e i loro genitori grazie al professor Accomazzi e al suo telescopio!  E non poche le serate al pianterreno di Casa Bossi da noi stessi risistemato per gli incontri culturali e didattici del nostro Centro Rousseau attivato da Bricco. E poi le "settimane bianche" di scuola sulla neve o quelle "verdi "durante la bella stagione nelle colonie comunali della Val Vigezzo, alternando le ore di lezione e di studio allo sport. Tutta la scuola in trasferta, compresi un po' di genitori. Tutti in autogestione. E poi la scuola sempre aperta alle visite e alle collaborazioni (dalle classi del nostro Liceo Artistico ai docenti stranieri) e aperta anche a tutte le problematiche del quartiere. Riporto un altro giudizio, del Sig. Elio, d'origine greca: "Io ho un'infinita gratitudine per questa scuola, perché ha mobilitato tutto il quartiere, tutti i residenti. Adesso c'è tanta vita, più socialità, idee nuove. Grazie a voi ho riscoperto tanti canti e poesie della mia terra."

Bene, ora tutto questo è scomparso. Fa parte del passato e per me è un po' doloroso.

Anche l'Istituto Magistrale come tale non esiste più. La Tommaseo come scuola elementare ha chiuso i battenti. Le famiglie dei rifugiati dalmati sono ormai modificate o trasferite. Sui campanelli delle case appaiono cognomi nuovi. Conservo per fortuna una carissima amicizia con le mie splendide colleghe, Grazia Di Filippo (che è andata poi ad insegnare alle Medie del Morandi e oggi, in pensione,  alfabetizza le donne straniere), Lina Cominone (ottantotto anni!) ed Ernesta Collevasone (in pensione da pochissimo). Ma il maestro Bricco non ha retto all'ictus che l'ha colpito e non è più con noi. A lui, politico romantico, amico brillante, maestro di scuola, lasciatemi dedicare questa piccolissima "ode" che ho scritto il giorno in cui la Tommaseo, prima di chiudere i battenti, ha compiuto 50 anni.

  

Rose rosse per la scuola del Villaggio
 

Il padre gli disse un giorno che sarebbe andato a scuola

e gli avrebbe comprato un corredo di oggetti come a un

giovane sposo: zaino e penne, colori e matite e gomme,

testi di canzoni e di viaggi, pennelli e fotografie di città

e di deserti, grembiule professionale e scarpe alate ai piedi

che emettevano al suo breve passo, lampi di luce.

Avrebbe avuto maestri, li avrebbe lasciati, altri ne avrebbe

trovati e avrebbe scoperto nel tempo che gli allungava

le gambe e gli accorciava il grembiule, il sale che insaporiva

ogni calcolo esatto, perfetto; il cioccolato extra amaro

che sferzava la storia dell'uomo, il vino aromatico della

geografia della Terra, il pane da dividere con i compagni

di sentinella. Poi il bambino lasciò la scuola del Villaggio,

affrontò un'altra navigazione, sistemò nuovi gioielli

nel suo scrigno. Diventò grande e un giorno disse alla

sua bambina che sarebbe andata a scuola e le avrebbe

comprato un corredo di oggetti coma a una giovane sposa:

un grembiule con tasche capaci, comode scarpe nuove,

uno zaino fiorito, fogli a righe e fogli senza righe o quadretti

per costringere la sua intelligenza a orientarsi, e testi di scienze

e poesia. Là dove suo padre aveva rovesciato l'arca e scoperto

il codice semplice e altissimo - della scrittura e della lettura -

membro a sei anni della Società del Sapere, anche la bambina

imparò i segreti degli alfabeti e possedette i linguaggi per dire

chi era. Quanti altri bambini in processione sono passati

su per quelle scale. Quanti maestri, quante luci accese.

Quante Niccolò Tommaseo per la Regione, quante vigne

del Signore nel Paese. Ma qui è passato un maestro a tempo

pieno, Antonio Bricco si chiamava, ceranese, che aveva visto

questa scuola in sogno, l'aveva trasformata nella mente, le

aveva dato un cuore audace e una ragione, con vetrate trasparenti

al mondo esterno e un grande fuoco all'interno sempre vivo.

Come astronauti sulla luna, quanti bambini ci hanno piantato

una bandiera. Quanti maestri hanno coltivato rose, rose rosse

e custodito narrazioni. E oggi, al di là di una memoria che fa velo

ai processi già lontani di una dolce storia, poter dire:

Sì, signori, io c'ero! è la nostra gioia, la nostra umana vittoria.


Carissimi saluti

Maria Amalia Orsini
 

1 commento:

maestra anna ha detto...

Emozionante davvero!
E' stato giusto ricordare Antonio Bricco: un grande uomo, un grande maestro che sicuramente, se fosse ancora fra noi, chissà quanto avrebbe avuto da dire sulla Scuola ...
Grazie!